Il V Stile è l’avanguardia
teorizzata da Daniele Radini Tedeschi. L'arte
degli antichi romani con i suoi Iº , IIº IIIº e IVº Stile aveva
intrapreso un progetto estetico chiusosi bruscamente da un lato
con l'eruzione del Vesuvio, dall'altro con l'avvento dei barbari.
Oggi nel 2013, a distanza di quasi venti secoli, si ricomincia
dal Vº Stile
dimenticando in un'unica parentesi i fatti artistici avvenuti
nel frattempo ed evitando così forme di manierismo o di riferimento
mimetico
Il Vº Stile è l'Amnistia.
Non ci sono più distinzioni, tutti sono Artisti. Si parte dal
grado zero livellando cosi quegli artisti costruiti dai mercanti,
quei pittori nobilitati da critici corrotti o da riviste pubblicitarie.
Tutti sono artisti, uguali. Solo partendo da una situazione
paritaria, il pubblico, la gente, sceglierà chi veramente vale.
Nel Vº Stile il critico perde ogni potere, è assente qualsiasi
forma di giudizio, l'artista viene prima dell'opera, il reality
della sua esistenza, del suo genio o della sua incapacità prevarica
la risultanza materiale del prodotto estetico.
Nel Vº
Stile non conta l'autografia
dell'opera, la sua paternità, l'originalità,
la novità, la cronologia. Dopo i tagli di Fontana, le griglie
di Mondrian, la famosa “Merda d'Artista” di Manzoni si aprono
i confini a tutti coloro che fanno arte in modo coerente alla
nostra epoca.
Aderire all'avanguardia del Vº Stile è
ovviamente molto semplice. Comporterà da parte di De Luca Editori
d’Arte l’AUTOMATICO inserimento dell’artista
nel presente volume con una menzione biografica o critica –
GRATUITAMENTE
e senza alcun onere di spesa – dando a costui la possibilità
di entrare in un circuito di happening e performance.
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Il
V° stile
proprio prevedendo l'azzeramento di questi status,
i quali sovente sono stati acquisiti non per merito o lavoro
ma per conoscenza e scambio economico. L'artista è costretto
dal sistema a comprarsi una fetta di paradiso, con partecipazioni
a mostre, fiere, recensioni su libri e cataloghi. In tal modo
l'artista perde la sua identità e diviene solo lo strumento
commerciale, quindi un prodotto, nelle mani di mercanti e critici
prezzolati.
In questo meccanismo partecipa, a volte,
anche lo stesso “artista” il quale smette di creare ma si preoccupa
solo di provocare. Le sue opere perdono ogni valore di luce
conoscitiva, splendore dell'animo, per divenire pura essenza
pubblicitaria del proprio ego, che afferma violentemente una
non verità pur di ottenere attenzione comunicativa che poi trasforma
in danaro, facendo ipervalutare la propria opera, che diviene
un feticcio da adorare, ammirare e se possibile possedere. Creando
miti che nulla hanno di sostanziale, se non un valore commerciale
creato artatamente.
Il V° stile pur essendo un'avanguardia
non né elitari né cooptata e scelta dai “sacerdoti” della critica,
che s'arrogano il diritto d'essere gli unici infallibili giudici.
Il V° stile interagisce con il mondo del web, il quale citando
tutti alla fine non cita nessuno, ricalcando in un certo modo
il res nullius dei sillogistici e dei costruttori medievali,
i quali copiavano nella silloge delle poesie senza citare il
nome degli autori, nello stesso modo si costruivano cattedrali
dove non si conoscevano architetti, scultura o scalpellini,
tutti partecipavano in maniera ugualitaria alla costruzione,
essendo l'arte cosa di nessuno essendo ispirato da Dio.
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