Marco Marcelli regista “Blood Brotherhood” Marco Marcelli Annunzia Fumagalli Danilo Tomassetti Francesco Marcelli
Marco Marcelli in un serie televisiva Marco Marcelli con Papa Francesco e il Premier Conte
Marco Marcelli è un giovane attore e regista, socio onorario dell'Arca
dei Folli, divenuto da qualche mese una delle promesse del cinema Hollywodiano.
L'amore per il Teatro Marco l'ha nutrito fin da bambino, egli
ha debuttando per la prima volta sul palcoscenico all’età di tre anni.
Romano nato da famiglia d'insegnanti, riceve da loro un'educazione
gentile, fin dalla nascita ha trascorso a Cupra Marittima le vacanze
estive, innamorandosi del luogo e dei suoi abitanti.
Curioso e sempre
con molta voglia d'imparare frequenta la Sala e Sede dell'A.C. L'Arca
dei Folli, mentre suo fratello Francesco imparava l'arte della pittura
con il M°Annunzia Fumagalli, lui giocava a scacchi con il Presidente
dell'Arca il poeta Danilo Tomassetti, perfezionandosi nel gioco e nell'arte
del dialogo, legandosi poi in modo affettuoso a tutta la famiglia in
particolare con lo scultore M° Nazzareno Tomassetti, egli amava guardarlo
mentre scolpiva . Crescendo espresse all'Arca dei Folli la sua passione
per la recitazione, le sue doti erano evidenti e pur giovanissimo gli
furono dati diverse occasioni per distinguersi come presentatore di
cerimonie quali la Premiazione dei Ludi Creativi, recital di Poesie,
collaborazioni con il l'associazione Lirica R.O.LF. di Ripatransone,
in particolare si specializzò a presentare importanti mostre organizzate
dall'Arca dei Folli, in una di queste manifestazioni gli furono presentanti
gli organizzatori della Triennale di Roma e di alcuni padiglioni nella
Biennale di Venezia il critico d'arte Daniele Radini Tedeschi e la dott.ssa
Stefania Pieralice i quali lo introdussero negli ambienti artistici
capitolini.
La stessa Arca dei Folli lo mise in contatto sia
con il Direttore Artistico dell'Arca dei folli il M° Vince Tempera e
in particolare per il suo campo con l'attore Massimo Wertmuller il quale
l'ha incoraggiato ed indirizzato per intrapprendere il difficile e complessomestiere
dell'attore.
Marco è grato oltre a loro a tutti quelli che l'hano
notato e sostenuto nel suo sogno da insegnanti, familiari e grandi personalità
come Saverio Vallone, Claudia Koll e altri.
La passione per il Teatro
Anglosassone si era alimentata grazie ad un regista inglese mentre mi
cimentavo nei teatri di Londra nel ruolo da protagonistvistone a in
Rebel without cause (“Gioventù bruciata”, nel ruolo che fu di James
Dean).
Da questa esperienza che a soli 19 anni, decise di tentare
la strada del cinema in lingua inglese nel luogo in cui certo non mancano
risorse e prospettive di ampio respiro per questo settore: gli Stati
Uniti d’America.
Una stimolante avventura, una vera corsa contro
il tempo quella per rientrare nei tempi utili al superamento dei test
d’ammissione alle università americane: in poco più d’un mese preparò
il SAT (esame pluridisciplinare di accesso alle Università U.S.A.) e
il TOFEL (certificazione linguistica inglese indispensabile per la frequenza
universitaria negli U.S.A.).
Subito dopo vennero le dure selezioni
per entrare nelle più prestigiose accademie di spettacolo (il Lee Strasberg
theatre and film Institute,di New York, Bunker Hill Community College
di Boston l’American Academy of Dramatic Arts e la New York Film Academy
a Los Angeles).
Università dove si entra in pochi selezionati ma
dove non si finisce mai di essere esaminati e brutalmente estromessi
anche durante l'anno scolastico, alla fine molti meno della metà del
suo anno di corso si sono laureati.
Il primo anno a Boston, è stato
il più difficile per adattarsi alla vita americana ma ha trovato amici
veri sulla sua strada.
Una grande lezione di vita che dalla quale
ha imparato che nei momenti più duri, pure quando tutto sembra impossibile,
non siamo mai soli e c’è sempre qualcuno che si prende cura di noi al
momento opportuno, proprio quando ormai non ce lo aspettiamo più.
Un altro grande ostacolo è stato il costo delle università americane,
solo in parte mitigato vincendo diverse borse di studio, i soldi non
bastavano e lui ha praticato diversi umili lavori per mantenersi.
Difficoltà maggiorata dal fatto che non essendoci reciproca equipollenza
dei titoli di studio americani e italiani, egli fu indotto ad iscriversi
anche ad un ateneo italiano e ad organizzarsi in modo ferreo, studiando
il doppio sostenendo esami in America durante l’anno e in Italia l’estate,
alla fine s'é laureato in entrambi i campi della recitazione e della
mediazione linguistica.
Quante ristrettezze e quante fatiche ha
superato!
E a quanti sacrifici economici e affettivi è andata
incontro anche la sua famiglia!
Marco iniziamo dall'attualità recentissima,
sei stato intervistato da RaI Radio 3 per la trasmissione da Hollywood a
Bollywood, quale ha voluto raccontare il Coronavirus, attraverso lo sguardo
di tre giovani artisti italiani contemporanei che hanno raccontato la loro
quarantena da tre continenti, il tuo da un osservatorio molto particolare,
raccontaci?
Si dal tetto della mia casa a Los Angeles
di fronte al Dolby Theatre, il teatro degli Oascar di Hollywood. Surreale
vedere un luogo simbolo del cinema deserto da ogni attività umana, in una
città fin troppo effervescente anche per un giovane.
Raccontaci questa esperienza di Regista e
attore con cortometraggio “Blood Brotherhood”? Blood Brotherhood” è il corto
rivelazione che ti ha fatto conoscere alla Critica Internazionale grazie
al quale hai appena vinto numerosi premi presso vari film festival internazionali
tra cui il miglior attore protagonista di un film storico al Best Actor
Award di New York, a Saint Vincente come miglior filmmaker, oltre a due
Award anche a Bevery Hills come miglior attore e come mmiglior corto.
E’ stata un’esperienza unica quella di essere al contempo
davanti e dietro la telecamera, facendo da regista a me stesso e agli altri
attori coinvolti. La sfida più grande è stata la produzione: tenere tutto
insieme, la posizione della crew, gli attori, i costumisti, i truccatori,
i consulenti storici, i fonici, i cameramen, e contemporaneamente restare
concentrato ed immeddesimarmi nel personaggio mentre recitavo le mie battute.
Non semplici si sono rivelate anche la scelta della location ed il reperimento
dei costumi.
Cosa muove un giovane regista a scegliere di debuttare con
un film storico?
Forse iniziare con un film storico ha significato partire
in salita per le difficoltà aggiuntive che ciò ha comportato rispetto ad
un film d’attualità, ma per me è stato naturale, vengo da una famiglia dove
da piccolo ho respirato la storia, da bambino era normale che mio padre
o i miei nonni mi intrattenessero per ore con storie d’ogni genere, da quelle
di epoche antiche fino a quelle recentissime. Naturalmente questo ha risvegliato
fin dall’infanzia la mia fantasia creativa. Non potrei essere più grato
alla mia famiglia per avermi regalato un’infanzia così divertente ed istruttiva,
fatta di storia e leggende raccontate spesso all'aperto.
In quale modo ha
maturato di trasformare una passione familiare in un film storico?
Crescendo
nel corso degli studi sono stato affascinato dalla complessità degli eventi
storici, dalla difficoltà della loro ricostruzione e della loro interpretazione.
E ciò ha ancor di più stimolato il mio desiderio di misurarmi con la complessità
della resa degli eventi storici per il pubblico. Come regista, volevo portare
alla conoscenza del grande pubblico storie per la maggioranza sconosciute,
avevo l’urgenza di raccontarle per stimolare riflessioni profonde e per
risvegliare coscienze spesso addormentate.
Oltre ai vari Premi cosa ti ha
portato in dote “Blood Brotherhood”?
“Blood Brotherhood” mi ha permesso
di esordire come filmmaker e scrittore e mi ha aperto varie porte, dandomi
occasione di prendere parte a cast sempre più interessanti, ai quali sono
seguiti progetti più grandi.
Ultimamente ho avuto anche l'onore di essere
sul set nel nuovo film di David Fincher, “Mank”, interpretato da Gary Oldman
come protagonista. E’ stato per me come un corso di perfezionamento dal
vivo vederlo in azione, osservare la cura che ha per ogni piccolo dettaglio
e il modo in cui cerca di attirarti nella storia. Ha sviluppato una tecnica
che lo rende unico. Solo un grande narratore come lui poteva riuscire nell’impresa
di farmi appassionare ad una storia che di per sé non mi avrebbe colpito
molto. Vedere un suo film finito è come guardare un quadro di Caravaggio:
non si ha idea di come sia riuscito a comporre un tale capolavoro. Un’altra
grande fonte di ispirazione per me è stato vedere Gary Oldman lavorare sul
set. Sono stato colpito dall'umiltà di questo attore vincitore di Oscar
e dalla sensibilità che porta in ogni scena.
La tua vita d'attore e regista
quindi sarà indirizzata verso il film storico?
No, amo interpretare vari
personaggi e mi sono cimentato anche con quasi tutti i generi di spettacolo
film d’amore, polizieschi, western, fantasy, commedie brillanti, musical,
remake di celebri classici, oltre a numerosi spot pubblicitari. Alla fine
non è tanto il genere che conta per me, quanto il soggetto e la qualità
della narrazione, l'ambientazione, le relazioni tra i personaggi, i quali
mi aiutano a calarmi e sentirmi parte di una vicenda sovente lontana dal
mio carattere. Il mio volto è angelico sono definito come si diceva un tempo
un ragazzo perbene, per questo riesco ad intrpretare al meglio personaggi
doppi, che celano il loro lato oscuro, maniacale e omicida. In questo senso
io ritengo che possa solo rendere qualsiasi film interessante se la storia
è solida e i personaggi si sviluppano bene attraverso i loro conflitti,
il film. D’altra parte, l’arte della recitazione mi interessa e che in qualsiasi
film di successo, pur risultando verosimile, spesso sarebbe altamente improbabile
la storia raccontata, nella vita reale siamo soliti trattenere i nostri
sentimenti e non dire con immediatezza e spontaneità cosa sentiamo davvero,
come fanno invece molto spesso i personaggi.
Il mio motto è "facciamo nei
film ciò che non possiamo fare nella vita" e questo è vero per ogni genere.
Cosa si aspetta per il futuro?
Mi auguro di fare presto altre esperienze
sempre più interessanti, nonostante la momentanea paralisi del settore causata
dalla pandemia in atto.